Nei giorni scorsi io e l'assessore Davide Conte abbiamo nuovamente incontrato una rappresentanza di ristoratori bolognesi. In tutti questi incontri è sempre emersa con grande chiarezza la situazione drammatica che stanno vivendo a causa della pandemia e dei relativi provvedimenti. Non è più il tempo delle parole. Servono fatti, corredati di tempi certi. A partire da una data di riapertura che, con tutte le cautele necessarie, va fissata e comunicata il più presto possibile, in modo da consentire a tutti le condizioni migliori per organizzarsi e ripartire al meglio.
E poi servono risorse dal Governo. Il Comune ha già agito sulla Tari (sconto del 50% nel 2020 e 2021), sulla tassa di occupazione di suolo pubblico (azzerata nel 2020 e nel 2021), sulle deroghe straordinarie riguardo i dehors prorogate fino a fine anno.
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Bisogna agire su due binari: c’e la fase dell’emergenza, in cui ancora ci troviamo e nella quale il governo deve fare di più e più in fretta perché i ristori sono insufficienti e c’è davvero un tema di liquidità e di sostegno al credito per queste imprese.
C’è poi una riflessione di prospettiva da fare. Tutti insieme - Comune, Regione, Governo - dobbiamo essere consapevoli che ci vorranno anni a tornare ai livelli di prima e partire da qui per pensare fin da ora ad impostare una cornice di sostegni di lungo periodo, almeno per 3 anni, su tutti gli aiuti che abbiamo già messo in piedi. Perché già da ora i nostri commercianti devono sapere che aiuti avranno nei prossimi anni. Insomma bisogna dare certezze a comparti e filiere intere, anche a tutto ciò che ci sta dietro e non si vede a un primo sguardo.
Una città con le saracinesche abbassate è una città che muore. Commercio vuol dire lavoro, persone, famiglie. Non possiamo permetterci di pensare che vada tutto perduto.