La candidatura dei portici della nostra città a patrimonio dell’umanità per l’Unesco rappresenta un passo significativo per la cura del nostro patrimonio e significativa anche per le tematiche legate al decoro urbano. Essa giunge al culmine di un processo lungo, di presa di coscienza collettiva del valore inestimabile della città e della sua conformazione urbanistica, e anche di responsabilizzazione della cittadinanza e delle Istituzioni per la cura di un patrimonio che è il tratto caratterizzante della nostra città.
Purtroppo spesso vediamo quanto i portici e i muri della nostra Bologna non siano curati a dovere, siano sporchi, imbrattati quando invece dovrebbero essere il nostro fiore all'occhiello, il nostro monumento principale che non si trova in un solo luogo ma che si può trovare in lungo e in largo nelle vie della città, dal centro alla periferia. Io penso che fino a poco tempo fa l’imbrattamento delle pareti di Bologna fosse di fatto accettato come un dato di
fatto, quasi rassegnati che ci fosse da sempre e per sempre e quindi troppo debolmente contrastato.
Inizialmente, le attività congiunte del Comune con Hera, quindi il coinvolgimento su larga scala della cittadinanza attorno al progetto No Tag, a partire dal 2015, hanno segnato un’inversione di tendenza che ha dato frutti importanti. Intere aree urbane sono state non solo ripulite, ma soprattutto mantenute integre nonostante le ripetute recidive, e il tutto grazie all'inestimabile contributo dei cittadini volontari con il supporto materiale del Comune: si pensi ad esempio alle bellissime esperienze del gruppo No Tag del Quartiere Saragozza, dei gruppi di cittadini che da anni ripuliscono periodicamente i muri imbrattati della zona universitari o all'esempio dell'associazione I love Bolognina che tra le tante attività si prende cura dei muri di quella zona.
Il lavoro dei volontari No Tag rappresenta a sua volta uno degli esempi più belli di collaborazione civica, un esempio che dalla nostra città è stato seguito in altre realtà del nostro Paese. Essa però dev’essere fortemente incentivata, sburocratizzata, mettendo a disposizione dei Quartieri risorse maggiori da destinare alla fornitura dei materiali e ai rimborsi ai volontari per le spese sostenute. A livello centrale occorre garantire una
formazione adeguata dei volontari, sfruttando il know-how dei "veterani" più esperti, nonché una copertura assicurativa per responsabilità civile, ideando una polizza quadro idonea. Su ogni territorio bisogna veicolare l’azione dei Quartieri, in tutti i Quartieri in modo strutturale, per coinvolgere i cittadini attivi già operanti e per incentivare nuove adesioni, attorno a interventi mirati nelle aree in cui risiedono. Il bando e il finanziamento per operazioni di cura della città come questa vanno resi costanti, al fine di rendere questa sinergia tra cittadini e Istituzioni, anche in questo campo, un elemento caratteristico della nostra città.
D’altra parte, un simile coinvolgimento su ampia scala della cittadinanza appare determinante per poter non solo raggiungere la qualifica di patrimonio Unesco per i portici oggetto di candidatura, ma soprattutto per conservare tale prestigioso titolo, poiché il regolamento della suddetta organizzazione internazionale richiede un’opera costante di mantenimento dei beni tutelati e la valorizzazione delle aree circostanti. Sempre in materia di candidatura Unesco, occorre strutturare una serie di eventi pubblici per un periodo prolungato, al fine di rendere davvero un patrimonio comune i nostri portici.
Non possiamo lasciare tutto sulle spalle dei volontari, ma l'amministrazione comunale deve fare ancora di più: ritengo che con un investimento pubblico di 500.000 euro per due anni (quindi 1 milione di euro) potremmo ripulire e tenere pulito tutto il centro storico. In questo modo, dentro porta, ogni singola via sarebbe pulita e rimarrebbe tale. Sicuramente sono risorse importanti ma penso che ne valga la pena per ridare dignità ad un'area spesso troppo degradata. Inoltre, non dovremmo dimenticarci delle nostre periferie sulle quali con circa 500.000 euro a Quartiere potremmo definitivamente estirpare il problema del vandalismo grafico, anche individuando aree idonee alla libera espressione di arte di strada, della quale sono per di più grande estimatore. Penso che potremmo con progetti condivisi con i cittadini individuare molti spazi dove poter fare progetti di street art (pensiamo ad esempio a tanti muri delle case popolari come potrebbero diventare più belli).